Ucraina, Nato a Seul: “Kiev ha bisogno di armi”

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Il segretario generale della Nato ha esortato la Corea del Sud a rafforzare il suo sostegno militare all’Ucraina. Intervenendo da Seul, Jens Stoltenberg ha ringraziato il paese per i suoi aiuti all’Ucraina, ma ha insistito sul fatto che c’è un “urgente bisogno di armi”. “Esorto la Repubblica di Corea a continuare e ad intensificare il sostegno militare”, ha affermato. “Alla fine, spetta a voi prendere una decisione, ma dirò che diversi alleati della Nato che hanno avuto come politica quella di non esportare mai armi nei paesi in conflitto ora l’hanno cambiata”.

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Mentre la Corea del Sud ha firmato importanti accordi per fornire centinaia di carri armati, aerei e altre armi alla Polonia, membro della Nato, dall’inizio della guerra, il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha ribadito che la legge in vigore contraria alla fornitura di armi ai paesi in conflitto rende difficile fornire armi all’Ucraina. Paesi come Germania, Svezia e Norvegia, ha però osservato Stoltenberg, avevano politiche simili ma le hanno cambiate. “Se non vogliamo che l’autocrazia e la tirannia vincano, allora hanno bisogno di armi, questa è la realtà”, ha concluso.

NEGOZIATI – Da parte russa, l’invio di armi allontana l’ipotesi di pace. ”L’Ucraina chiede sempre più armi” e ”l’Occidente sta incoraggiando queste richieste, si dice disponibile a fornire queste armi”. Il risultato, però, sarà ”una escalation significativa” del conflitto, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov nel corso della conferenza stampa quotidiana. ”E’ una situazione senza uscita: porta a una significativa escalation, porta i paesi della Nato a essere sempre più direttamente coinvolti nel conflitto, ma non ha il potenziale per cambiare il corso degli eventi e non lo farà”, ha affermato Peskov, aggiungendo che è “difficile” pensare in questo momento a una prospettiva di dialogo tra la Russia e la Nato. Peskov ha quindi sottolineato che ”da tempo la Nato ha interrotto qualsiasi contatto sostanziale con il nostro Paese. Pertanto, al momento è molto difficile parlare di tali contatti”.

Anche il vice ministro degli Esteri Sergei Ryabkov ha escluso colloqui con l’Ucraina o con i suoi alleati. Ora che gli Stati Uniti hanno deciso di fornire carri armati all’Ucraina, non ha senso che la Russia parli con Kiev o con i suoi “burattinai” occidentali, ha dichiarato Ryabkov all’agenzia di stampa statale russa Ria. Nessuno in Occidente, ha aggiunto, ha escogitato iniziative serie per risolvere la crisi ucraina. Per il viceministro, servirebbero “piccoli passi” perché Mosca e gli Stati Uniti si avvicinassero ad un accordo su questioni bilaterali. “Ci auguriamo che la tattica dei piccoli passi ci consenta di giungere a soluzioni reciprocamente accettabili sulle questioni più importanti dell’agenda bilaterale”, ha affermato.

Ryabkov ha poi definito ”uno scenario del tutto possibile” il fatto che trattato New Start sul controllo delle armi nucleari tra Stati Uniti e Russia possa finire nel febbraio del 2026. Lo scorso novembre sono stati annullati all’ultimo minuto i colloqui che avrebbero dovuto riprendere tra Mosca e Washington per condurre nuove ispezioni ai sensi del trattato New Start. Nessuna delle due parti ha concordato un calendario per i nuovi colloqui.

INTELLIGENCE GB – Mosca non esclude una nuova tornata di reclutamenti nell’ambito del suo provvedimento di ‘mobilitazione parziale’. Lo scrive l’intelligence britannica, nel suo ultimo rapporto sulla situazione in Ucraina, divulgato dal ministero della Difesa a Londra. “È probabile – vi si legge – che le autorità russe mantengano aperta l’opzione di un’altra tornata di arruolamenti nel quadro della “mobilitazione parziale”. Il 22 gennaio, i media hanno riferito che le guardie di frontiera russe impedivano ai lavoratori migranti kirghisi con doppio passaporto di lasciare la Russia, perché – così dicevano – i loro nomi comparivano sulle liste di mobilitazione”.

“Il 23 gennaio – prosegue – il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov ha affermato che il decreto di “mobilitazione parziale” continua a rimanere in vigore, perché necessario a sostenere il lavoro delle forze armate. Gli osservatori – sottolinea ancora – si erano chiesti perché la misura non fosse stata formalmente revocata: è molto probabile che la leadership russa continui a cercare il modo di reperire l’elevato numero di unità necessarie a qualsiasi futura grande offensiva in Ucraina, riducendo al tempo stesso al minimo il dissenso interno.

 

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