La politica italiana deve affidarsi all’intelligenza artificiale

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La politica italiana deve essere gestita da un algoritmo per rispondere adeguatamente alle esigenze della popolazione. Si potrebbero evitare le promesse elettorali non mantenute e l’efficienza della macchina dello stato avrebbe i suoi vantaggi. Senza dubbio. Possiamo ricordare che proprio in Danimarca è stato fondato The Synthetic Party, un nuovo partito politico populista che prenderà decisioni sulla base di un software di intelligenza artificiale. La politica sta cambiando approccio e deve seguire modelli innovativi come la tecnologia. Rico Conte, Founder e CEO a Immobì, società specializzata in investimenti immobiliari, spiega questo metodo basato sull’intelligenza artificiale.

Come si sviluppa questo algoritmo?

«L’algoritmo è basato su processi decisionali che incorporano il deep learning. In realtà, il Synthetic Party, sembra si possa considerare, almeno parzialmente, una performance artistica, essendo stato fondato dall’organizzazione artistica e tecnologica MindFuture Foundation. L’obiettivo principale sembra, più che influire direttamente sulla politica danese, sia quello di aumentare la consapevolezza dei cittadini riguardo al ruolo che l’intelligenza artificiale gioca nelle nostre vite, senza dimenticare come i governi dovrebbero occuparsi della sua influenza sulla società. Il fondatore del Synthetic Party, Asker Staunæs, ha affermato che le questioni sollevate dall’intelligenza artificiale non sono ancora state affrontate adeguatamente nei contesti democratici».

Perché un partito politico deve adottare questa tecnologia?

«Sfruttare l’intelligenza artificiale potrebbe effettivamente aiutare i politici che vogliono valutare quali politiche sono già state adottate in passato e con quali risultati, fornendo così un supporto strategico. Più che svolgere il ruolo di veri e propri politici, insomma, gli algoritmi potrebbero essere validi consiglieri».

Cosa cambia nel futuro?

«Nel futuro sicuramente si potranno avere maggiori decisioni razionali prese in base ai numeri ed agli errori del passato. Senza dubbio è da tenere in considerazione quanto emerso da alcune ricerche, cioè l’intelligenza artificiale tende ad avere dei pregiudizi, dato che fa prevalentemente affidamento sui dati del passato. Quindi risulta di imprescindibile importanza configurare correttamente l’algoritmo e monitorare costantemente i risultati».

È semplice sfruttare questa modalità per i politici?

«L’intelligenza artificiale è già oggetto di utilizzo dal punto di vista giurisprudenziale in alcuni paesi di Common Law. Molto utile per risalire alle sentenze del passato per casi simili. Quindi, di conseguenza, risulta pienamente attuabile anche dal punto di vista politico. Importante è conciliare l’IA con il sistema elettorale proprio dello Stato. Questo potrebbe comportare in alcune ipotesi un approccio distruptive ed il necessario intervento del legislatore».

Francesco Fravolini

 

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