Gli imprenditori italiani vogliono supportare le attività locali per rilanciare l’economia italiana. La decisione arriva dopo la pubblicazione dei dati divulgati dall’Osservatorio Rischio Imprese di Cerved, che ha misurato l’evoluzione delle attività italiane in relazione a una congiuntura molto complessa. Sono molte le preoccupazioni emerse proprio in vista dell’autunno, con oltre centomila imprese a rischio fallimento. Il quadro generale non è decisamente confortante, imponendo di conseguenza una reazione ben determinata da parte degli imprenditori. Questa situazione spinge l’imprenditore Andrea Pruiti, founder di “Pruiti – Marketing digitale per PMI”, a organizzare un summit benefico e completamente gratuito dedicato alle piccole attività in crisi, chiamando a raccolta 24 esperti di tutti i settori per fornire contenuti di valore per le micro e piccole e medie imprese italiane. Il summit italiano delle PMI – Leader della zona, in diretta il 16, 17 e 18 settembre 2022, coinvolge imprenditori e CEO di svariati settori.
La situazione
Conflitti bellici in diverse aree del mondo e crisi energetica sono alcune criticità tra le tante registrate che rischiano di gravare su un comparto: piccole e medie imprese e microimprese. Conviene ricordare che questo comparto economico contribuisce per oltre il 41% dell’intero fatturato italiano. A pesare sono soprattutto le carenze sotto il profilo organizzativo e della cultura aziendale insieme alla scarsa digitalizzazione, autentici talloni d’Achille del panorama produttivo nazionale.
Andrea Pruiti, quali azioni è necessario intraprendere per evitare i fallimenti delle imprese?
«Ci troviamo in un contesto in cui la professionalità e la qualità del servizio o del prodotto costituisce la base da cui partire, ma non è più sufficiente. Mentre per nostra fortuna gran parte delle micro e piccole imprese italiane produce grande valore, questa dinamica da sola non basta più. La concorrenza che una realtà imprenditoriale si trova oggi a dover affrontare è infinitamente superiore rispetto al passato, perché in un contesto sempre più competitivo occorre imparare a comunicare e vendere la propria qualità. Creare siti web e profili social aziendali non è più sufficiente, bisogna strutturare delle campagne in grado di far emergere l’unicità e farsi scegliere dai clienti. Ma questa non è certo l’unica cosa che serve, anzi. È fondamentale che l’imprenditore, a prescindere dalle dimensioni e dal settore dell’impresa, faccia crescere la propria realtà studiando, aggiornandosi e mettendo in atto delle strategie coerenti con l’obiettivo finale. Questa dinamica andrebbe applicata a ogni sfaccettatura del fare impresa, ad esempio la delega avendo ben chiari gli obiettivi che si desiderano raggiungere. La parola chiave, insomma, è consapevolezza a 360 gradi e una conoscenza di ampio respiro».
Che ruolo gioca la globalizzazione?
«Quando si parla di globalizzazione in relazione al mondo imprenditoriale è impossibile non pensare alla più grande rivoluzione avvenuta in epoca recente, ovvero l’avvento di internet e di tutto ciò che ne è derivato. La globalizzazione ha portato a una maggiore facilità nella raccolta delle informazioni, che di riflesso hanno alimentato una maggior concorrenza. Mentre prima era complesso anche solo conoscere le aziende del proprio territorio, oggi siamo chiamati a operare in un mercato internazionale e globalizzato in cui tutto è a portata di click. Una concorrenza maggiore e guerre al ribasso sui prezzi, difficili da combattere per le piccole realtà, sono le sfide principali che le micro, piccole e medie attività italiane sono chiamate ad affrontare. Quali sono le armi a loro disposizione, soprattutto se si tratta di realtà geolocalizzate e molto radicate sul territorio? Innanzitutto l’esperienza che si può far vivere al proprio cliente nella sede fisica, assolutamente insostituibile e non replicabile online da un concorrente che opera in altre parti d’Italia o addirittura del mondo. Al mero prodotto o servizio, insomma, è possibile aggiungere questo aspetto che immediatamente fa uscire l’attività dalla logica del prezzo al ribasso. Un’altra possibilità è quella di sfruttare strumenti come i social e il marketing digitale, erroneamente associati a grandi realtà imprenditoriale e invece perfetti per farsi conoscere da platee che prima sarebbero state difficilissime da raggiungere. Se da un lato grazie a internet c’è un accesso alle informazioni globale e veloce, l’azienda può essere colei che fornisce informazioni al cliente e ampliare il proprio bacino di utenza come mai prima d’ora, cavalcando una delle evoluzioni di mercato più ampie di sempre. Nel summit gratuito e benefico che ho organizzato andremo a vedere in dettaglio proprio come usare al meglio questi asset a supporto e al servizio delle micro e piccole imprese italiane».
Francesco Fravolini