La crisi economica dovuta principalmente all’aumento dei costi di diverse materie prime colpisce qualsiasi settore produttivo, raggiungendo spesso percentuali insostenibili. La situazione è dovuta a un processo speculativo, iniziato a metà 2021, difficilmente controllabile. A questo scenario si aggiunge il costo sempre più alto delle bollette energetiche, dettato dal conflitto in Ucraina. Con Paola Veglio, AD di Brovind Vibratori S.p.A. di Cortemilia (CN), soffermiamo l’attenzione sulla situazione economica italiana.
Come possono diventare indipendenti dall’energia le imprese?
«Come Brovind siamo molto sensibili al tema, ma purtroppo le aziende sono seguite molto poco su questo fronte. Gli incentivi sono pochi e la burocrazia è tanta. Mai come oggi l’uso delle fonti rinnovabili potrebbe esplodere. Ma c’è ancora molta reticenza perché non ci si fida e lo stato non ha la sensibilità per attivare azioni concrete in questo senso; in particolar modo i costi di investimento iniziale sono molto alti. Quello che sto seguendo con particolare interesse è il discorso delle Comunità Energetiche, in cui si introduce la figura del “prosumer”, in altre parole l’azienda che possiede un impianto fotovoltaico assume la caratteristica di essere sia produttore sia consumatore dell’energia che lui stesso produce. Il concetto è che non si immette più energia in rete ma si distribuisce agli utenti della comunità creata. I cittadini, le imprese e le attività commerciali diventano gli attori principali che mirano al consumo in loco dell’energia prodotta e non al profitto, come farebbe una tradizionale società energetica. È un’idea che può funzionare molto bene. Utilizzare impianti che coinvolgano più tecnologie come biomasse, fotovoltaico, trigenerazione, solo per citarne alcune e ancor di più sarebbe interessante costituire filiere locali di produzione del legno, mirate anche a pulire il sottobosco che nelle nostre zone, nell’Alta Langa, sta divorando colline e paesaggi. Anche in questo caso occorrerebbe creare sinergia tra aziende, pubbliche amministrazioni e cittadini».
Il fotovoltaico non è sempre adottato dai manager. C’è un motivo specifico?
«Le aziende stanno attraversando un momento veramente impegnativo e delicato. I rincari energetici, gli aumenti delle materie prime e la complessa situazione economica mondiale stanno impattando duramente sulle imprese, già fortemente provate dalla pandemia. Tutti noi imprenditori vorremmo avere una bacchetta magica per trovare una soluzione, ma purtroppo ci troviamo nella situazione peggiore, quella che impedisce di fare strategia. Aziende come la nostra, che stanno facendo in questi anni forti investimenti per crescere, si trovano nel peggiore scenario: vivere giorno per giorno. Tutto diventa difficile, anche la più banale delle operazioni. Le banche che fino a poco tempo fa offrivano operazioni e denaro a tassi incredibili, adesso stanno facendo una poderosa retromarcia; questo è causato in parte dall’Euribor che prima era negativo (le banche pagavano quindi per il deposito di liquidità, per cui avevano tutto l’interesse a finanziare operazioni con tassi particolarmente agevolati). Ora che Euribor è tornato a essere positivo, stanno chiudendo i rubinetti. E chi oggi, come noi, sta facendo importanti investimenti si trova con prezzi quasi raddoppiati rispetto ai preventivi di qualche anno fa e con le banche che storcono il naso. Purtroppo anche la forte incertezza politica non aiuta. La politica con la P maiuscola non esiste più, indipendentemente dallo schieramento politico. Manca la professionalità delle istituzioni, vorrei essere rappresentata da persone che realmente conoscono i problemi dell’Italia e si fanno in quattro per risolverli, con competenza e serietà. Il problema annoso della riduzione del cuneo fiscale, gli incentivi alle pmi, un sistema premiante per le aziende virtuose sono problemi che non possono più essere usati solo come leva nelle campagne elettorali e poi dimenticati un secondo dopo. Oggi, imprenditori come me, stanno perdendo la voglia di fare ed è gravissimo. Stiamo progettando il nuovo stabilimento di oltre dieci mila metri quadrati a Cortemilia, un ex polo industriale che abbiamo acquistato e stiamo ristrutturando. L’investimento è capitato nel momento peggiore che si potesse pensare ma non ci fermiamo, quello è per noi il trampolino di lancio per nuovi sbocchi e mercati. Ovviamente correlato a quello c’è tutto il discorso del green, incluso il fotovoltaico, a cui vorremmo dedicare particolare attenzione. Purtroppo gli incentivi su quel fronte, per le aziende, sono veramente pochi e complessi da ottenere, mentre gli investimenti come accennavo prima sono molto importanti da sostenere e, in questo contesto già estremamente complesso, di non semplice attuazione. L’Italia è stata chiamata a stilare una proposta energetica sino al 2030, sotto forma di un piano nazionale in grado di dare un valido contributo al conseguimento dei traguardi prefissati dall’Energy Union. Tale progetto è il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima per il periodo 2021-30, attraverso il quale il 30% dei consumi finali lordi dovrà essere coperto da fonti rinnovabili. Mi auguro che il prossimo governo possa concretamente favorire la transizione green delle Pmi».
Francesco Fravolini